Politiche pubbliche, persone, innovazione: le leve per una transizione giusta Ne parliamo con Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo Fin dalle prime battute del suo nuovo ciclo politico, la Commissione Europea mette l’accento sulla necessità di rendere più competitive le nostre economie, basandosi su decarbonizzazione, innovazione e sicurezza. Negli ultimi anni sono stati promossi strumenti regolatori per rendere più uniforme e trasparente la misurazione della sostenibilità delle imprese ma, allo stesso tempo, non sembra ancora chiaro come collegare le performance non finanziarie al costo del denaro. Cosa manca per far sì che il settore finanziario diventi la locomotiva della transizione? Oggi, ciò che limita la capacità di integrare la sostenibilità nei processi d’investimento è la difficoltà di tradurre metriche non finanziarie secondo le logiche economiche tradizionali. La sostenibilità è per sua natura multidimensionale: coinvolge aspetti ambientali, sociali e di governance, ciascuno con impatti diversi non immediatamente misurabili o comparabili tra loro. Al contrario, il sistema finanziario è, a volte, monodimensionale: risponde a logiche quantitative, spesso riassunte in indicatori come il tasso d’interesse o il rischio di credito, ampiamente diffusi nel vocabolario comune. Negli ultimi anni si è affermato un approccio sinergico alla sostenibilità ma rimane una criticità di natura strutturale: l’assenza di un modello analitico condiviso e universalmente accettato per attribuire un peso comparabile ai molteplici impatti ESG. Cos’è più rilevante, ad esempio, tra la chiusura di uno stabilimento che inquina una falda acquifera e la perdita di posti di lavoro? La difficoltà di costruire matrici di comparabilità solide rende complicata la traduzione di questi impatti in metriche finanziarie standardizzate. Questa criticità emerge anche negli attuali modelli di rating: sebbene sempre più evoluti, faticano a offrire una lettura aderente alla realtà, impatti ambientali, sociali ed economici richiedono valutazioni non standard che tengano conto di specificità settoriali, territoriali e temporali. Qui entrano in gioco le politiche pubbliche: per rendere la finanza sostenibile un attore propulsore e non solo reattivo, serve un indirizzo chiaro, focalizzato sulle reali priorità della transizione. Da un lato, le banche, ed altri operatori finanziari, devono certamente avanzare nell’integrazione dei criteri ESG, valorizzando gli strumenti di misurazione della sostenibilità che valutano in modo quanto più possibile tecnico le prestazioni delle imprese come, ad esempio, la Tassonomia Europea. Dall’altro lato, se l’obiettivo è accelerare la transizione sostenibile, il settore pubblico deve assumere un ruolo deciso: orientare le scelte, ridurre l’incertezza e creare le condizioni per una finanza che sia si sostenibile ma anche incisiva nel generare trasformazione. La transizione sostenibile non riguarda solo l’ambiente, la dimensione sociale ne è legata a doppio filo e occupa un ruolo centrale nei processi di pianificazione e sviluppo. L’evoluzione degli attuali sistemi economici richiederà nuove competenze e capacità di coinvolgere e tutelare diverse fasce della società. Dall’osservatorio di Fondazione Cariplo, quali sono le sfide sociali più urgenti e, in che modo l’innovazione tecnologica può contribuire ad affrontarle, valorizzando le opportunità e mitigando i rischi per le fasce più vulnerabili della società? Bilancio Annuale 2024 4
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