Per affrontare la complessità di una transizione è necessario rovesciare il punto di vista: l’unico modo per gestire i trade-off che inevitabilmente emergono – tra crescita, sostenibilità, inclusione – è puntare sull’innovazione, superando la logica del compromesso per generare benefici più ampi. Fondazione Cariplo sta dedicando particolare attenzione a due sfide che riteniamo oggi tra le più urgenti: il lavoro e la qualità della vita. La storia ci insegna che ogni grande trasformazione tecnologica ha generato nuove opportunità occupazionali aumentando la produttività. Tuttavia, il problema non è la direzione di lungo periodo ma la fase di transizione. Oggi l’innovazione – in particolare quella legata all’intelligenza artificiale – è incredibilmente veloce e pervasiva: non riguarda un solo settore, come fu per il telaio nel tessile, ma trasforma contemporaneamente ambiti diversi. Questo rende molto più complicato accompagnare le persone in percorsi di riconversione e aggiornamento delle competenze. La vera sfida è garantire l’occupabilità, tenendo al passo chi oggi rischia di non avere gli strumenti per adattarsi. Guardando alle condizioni di vita, il tema è altrettanto complesso. Prendiamo l’energia: mentre investiamo nella transizione energetica, molte famiglie faticano a sostenere il costo delle bollette. In questo contesto, è difficile chiedere sacrifici immediati in nome di un beneficio futuro e collettivo, se prima non si affrontano le difficoltà di chi è più vulnerabile. Ecco perché è fondamentale che la politica assuma un atteggiamento proattivo: anticipare i problemi, distinguere ciò che è contingente da ciò che è strutturale, adottando strumenti capaci di intervenire prima che le fratture sociali diventino irreversibili. L’innovazione tecnologica, se ben governata, può essere una leva decisiva, ma va accompagnata da politiche capaci di proteggere i più vulnerabili, anticipando i cambiamenti e trasformandoli in opportunità di crescita inclusiva. In una Sua intervista, ha definito Milano “crocevia internazionale di innovazione e sviluppo”, caratteristica essenziale delle grandi città. Tuttavia, quando si parla di transizione sostenibile, spesso le soluzioni più efficaci sembrano applicabili più su piccola che su larga scala. Come può Milano, e il suo territorio più allargato, distinguersi rispetto a un cambiamento tanto urgente quanto necessario? Quali sono i principali rischi e le opportunità che la città può incontrare nel suo percorso di transizione a un modello urbano sostenibile? Milano ha la forza e le risorse per contribuire in modo significativo al cambiamento, ma non è un’entità autonoma. Il suo cammino è intrecciato con quello del Paese, e qualsiasi percorso verso un modello sostenibile deve tenere conto di questa interdipendenza. Al tempo stesso, però, Milano – intesa nella sua accezione più ampia, cioè come Città Metropolitana – ha un ruolo strategico unico perché è il luogo più adatto in cui sperimentare soluzioni che, se efficaci, possono essere replicate anche altrove. Uno dei punti nodali è la scala di intervento. Milano, in sé, è una città relativamente piccola – per fare un paragone, può corrispondere a un quartiere di Pechino – e dunque non ha senso parlare di sostenibilità urbana senza ragionare su un orizzonte metropolitano. Alcune sfide richiedono un allargamento dei confini: pensiamo al tema dell’housing o della mobilità sostenibile. Lo smart working, ad esempio, ha fatto intravedere nuove possibilità di riorganizzazione del lavoro e dello spazio urbano: se si lavora meno in centro, si può vivere anche fuori, a condizione che ci siano trasporti efficienti per collegare diverse aree della città. Allo stesso tempo, però, esistono sfide di sola prossimità e, le comunità energetiche, ne sono un esempio: non si costruiscono a livello di intera città, ma di quartiere, condominio, vicinato. Anche il social housing non è una singola risposta, ma un pacchetto di interventi differenziati da adattare alle specificità locali. Ecco, quindi, la duplice sfida per una transizione urbana sostenibile: da un lato, affrontare i grandi nodi su ampia scala, coordinata, sistemica; dall’altro, evitare l’approccio standardizzato e valorizzare soluzioni locali, condivise e partecipate. Il rischio più insidioso è che si allarghi il divario tra centro e periferia, tra chi ha gli strumenti per cogliere le opportunità della transizione – grazie a risorse, competenze e reti – e chi, al contrario, rischia di subirne soltanto i costi. Tenendo conto di ciò, l’opportunità è rendere Milano un laboratorio dinamico, capace di connettere le grandi strategie pubbliche con i bisogni concreti delle persone. 5 Introduzione Dichiarazione di sostenibilità Relazione sulla Gestione Bilancio al 31.12.2024 Nota Integrativa Relazione del Collegio dei revisori Relazione della Società di revisione Bilancio consolidato al 31.12.2024 Prospetti contabili consolidati Nota illustrativa Relazione della Società di revisione
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