Forum internazionale sul settore fieristico
Dichiarazioni di Gianpiero Cantoni, Presidente di Fondazione Fiera Milano
Presidente Cantoni, quale messaggio volete mandare al vostro settore con l’organizzazione di questo evento?
Abbiamo organizzato questo forum con l’obiettivo di proporre un serio e qualificato confronto internazionale su quanto, soprattutto in questi ultimi anni, sta accadendo nel mondo delle fiere; un comparto vitale per l’intero sistema economico nazionale, che vi ha sempre trovato, e continuerà a farlo, la propria ideale vetrina. E’ un momento di riflessione attraverso il quale vorremmo cercare di portare le dinamiche globali del settore fieristico all’attenzione degli operatori economici, dei media e dei decisori pubblici italiani, con l’obiettivo di avviare un dibattito a livello nazionale e non più solo locale.

Possiamo dire che Fondazione e il gruppo Fiera Milano si propongono quale capofila del settore fieristico italiano?
Ci farebbe piacere che a un’azienda come la nostra che vanta ormai quasi un secolo di leadership a livello mondiale venisse riconosciuta come una delle voci più importanti, attendibili e qualificate del settore. Un ruolo guida, insomma, che possiamo agevolmente ricoprire con benefici che ricadrebbero su tutti gli attori del settore, a partire da quell’universo composto dalle tantissime aziende, soprattutto PMI, che ogni anno partecipano alle fiere, sopportando magari grandi sacrifici economici pur di garantirsi una presenza alle manifestazioni più rilevanti.
Possiamo dire che oggi ogni quartiere fieristico persegue i propri interessi, senza una politica comune che potrebbe avvantaggiare tutti?
E’ innegabile che da qualche anno il panorama fieristico italiano è molto, troppo frammentato e questo indebolisce tutto il sistema. La domanda di metri quadrati espositivi è largamente superiore all’offerta, e soprattutto in un periodo di crisi come questo, una maggiore e più concreta collaborazione tra i principali operatori del settore potrebbe contribuire a risolvere alcune criticità. Del resto l’esperienza di altri Stati, alcuni dei quali vedono dei loro rappresentanti tra i relatori del 26 marzo, ci dimostra come un efficace coordinamento nelle politiche di promozione dell’export sia premiante grazie anche alle fiere, specie se riunite in un unico e forte soggetto associativo che abbia degli obiettivi comuni da perseguire.
Cosa direte ai vostri ospiti durante il convegno? Quali sono punti di forza del nostro sistema fieristico, del quale da decenni siete indubbiamente la punta di diamante? quali i modelli esteri da osservare?
Insieme a loro analizzeremo delle specifiche case history su tre importanti temi: le fiere come strumento di politica industriale, i diversi approcci di governance da parte degli attori locali rispetto ai sistemi fieristici; e i modelli di business all’interno del settore fieristico attraverso l’integrazione con gli altri media;
Per delineare i trend in atto nel mondo abbiamo invitato esperti e discussant internazionali, sia ampiamente affermati, sia emergenti, quali Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Corea. Osservando e analizzando modelli ed esperienze altrui, speriamo di riuscire a trarre spunti di riflessioni attuabili nel nostro Paese.
Presidente, come giudica la “trasformazione” dell’ICE? Chi oggi potrebbe affiancare l’istituendo soggetto, magari in modo più incisivo rispetto al passato?
In un mondo che si allarga sempre di più, che stenta ad avere confini facilmente identificabili e nel quale la ripresa economica deriva soprattutto dalla ripresa dei mercati esterni, le politiche per l’export ricoprono un ruolo estremamente importante per il successo di tutto il Sistema Paese, e quindi anche del comparto fieristico che ne è una delle colonne portanti. La Fiera di Milano prima e Fondazione Fiera Milano dopo non si sono mai tirate indietro davanti alle sfide e agli impegni assunti, anche i più difficili e problematici. Abbiamo sempre ottemperato con la massima responsabilità ai nostri compiti; ed è da una profonda riflessione e da un lungo percorso di analisi che riteniamo sia giunto il momento di farci carico di proporre una regia comune per intensificare la presenza delle aziende italiane alle manifestazioni che si svolgono negli altri Paesi, soprattutto quelli con maggior potenziale di sviluppo. Un sistema fieristico di assoluta eccellenza come quello italiano, con delle punte di diamante affermate a livello mondiale nei vari settori espositivi, si potrebbe occupare con maggior successo della promozione internazionale del made in italy
Da sempre l’Italia, grazie soprattutto alla Fiera di Milano, è leader nel mondo delle fiere. Ritiene che se non cambiano alcuni fattori, questa leadership sia a rischio?
Occorre considerare seriamente lo spostamento dei mercati di sbocco delle principali produzioni italiane in paesi molto distanti. Il sistema fieristico italiano, forte in patria ma quasi inesistente sui mercati esteri, deve obbligatoriamente crescere nei paesi a maggior sviluppo attuale e futuro, per accompagnare i propri clienti –in primis le aziende italiane, soprattutto quelle di piccole o piccolissime dimensioni, che sono poi la maggioranza del tessuto produttivo italiano- su questi mercati, non sempre facili da affrontare per differenze culturali e di approcci economici, ma anche e soprattutto per internazionalizzare i propri brand fieristici, altrimenti destinati alla marginalizzazione.
Qual è il primo provvedimento che si dovrebbe adottare per rendere più incisiva a livello internazionale la rappresentatività delle fiere italiane?
Ci piacerebbe poter assistere alla nascita di un’associazione rappresentativa dell’intera filiera fieristica. Un unico soggetto, che abbia un peso ma soprattutto un’unitarietà di intenti che vada al di là della mera visone campanilistica. Come dicevamo prima, l’attuale assetto frammentato porta a una non efficace azione di guida del settore e ad un’inadeguata interlocuzione con i vari livelli di governo. Troppi soggetti che perseguono – o cercano di farlo – lo stesso obiettivo ma senza una linea di condotta comune possono paradossalmente creare più problemi che benefici. Di fronte a questo scenario sarebbe meglio piuttosto che ogni singola realtà fieristica provvedesse a sé stessa, almeno ognuno ha ben chiari e delineati gli obiettivi da raggiungere e i mezzi di cui dispone per farlo.
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